ADOLFO CONSOLINI, A 50 ANNI DALLA MORTE I SUOI LANCI SONO ANCORA POESIA

C'è un busto in bronzo all'interno dell'Arena Civica di Milano. Si trova nella Sala del Pulvinare, lo spazio più elegante ed artistico di tutto il monumento. Quella statua rappresenta Adolfo Consolini, il più grande lanciatore italiano di sempre, colui che fece volare il disco tre volte oltre il record del mondo, e proprio all'Arena, nel 1948, segnò il suo ultimo mondiale con 55.33.

Dal suo collo invece, pendono un oro (Londra 1948) e un argento olimpico (Helsinki 1952) e tre ori Europei. Veronese di Costemano, si spense a Milano nel 1969, poco prima di compiere 53 anni. Proprio ieri, venerdì 20 dicembre, sono ricorsi i 50 anni dalla morte del "gigante di Costemano".

Quel busto milanese e la ricorrenza del mezzo secolo hanno ispirato i nuovi versi di Ennio Buongiovanni, scrittore e poeta particolarmente sensibile a "miti" e gesti della grande atletica. Eccoli in esclusiva per il nostro sito, con il post che celebra i due protagonisti di questo anniversario.

Davanti a un busto di Consolini - di Ennio Buongiovanni

Se ne sta lì
fiero sul basamento
(quale una pedana)
forte come una roccia.
Di fianco, una finestra
affacciata alla sua Arena
gli dà luce divina.
Da quell'Ultimo Lancio
(assieme oltre la Linea)
il suo disco inanella giri
attorno al mondo, rapido
e leggero come rondine
che vola a primavera.
Non planerà mai.

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