Due centesimi, oppure trent'anni. In atletica, e soprattutto nella velocità i tempi si possono dilatare all'infinito. E' quanto successo venerdì 7 giugno a Rieti, nella finale dei 100 metri ai Campionati Italiani Juniores, quando la fanfullina di Gallarate Vittoria Fontana ha vinto fermando il cronometro a 11.44, secondo tempo all time (pareggiando il tempo di Erica Marchetti del 1997) a 2 centesimi dal record italiano della padovana Sonia Vigati, che si avvia a festeggiare i 30 anni il prossimo 19 luglio.
Tra Vittoria e Sonia ci sono tre decenni di differenza, qualche centinaio di chilometri di distanza, ma la tecnologia oggi consente di chiacchierare comodamente a tre restando a casa propria. E così le due campionesse si sono incontrate.
Allora Vittoria, cosa sai di Sonia? "Beh io non conosco Sonia ma me ne ha parlato il mio allenatore Giuseppe Cappelletti, ha detto che l'ha vista correre un po' di tempo fa".
"Sì, un po' di tempo fa" ride e sorride Sonia Vigati. Sonia, racconta a Vittoria cosa successe quel 19 luglio del 1989.
"Eravamo a Pescara, una gara del Grand Prix (era il Golden Gala di Roma, in trasferta per i lavori allo stadio Olimpico, ndr). Allora correvo ancora per l'Assindustria Sport Padova, prima di passare alla Snam di San Donato. Io corsi nella serie dove c’erano solo le italiane, le straniere erano tutte in un'altra. Questa cosa mi aveva fatto arrabbiare un po'. Era abbastanza ventoso ma non c’erano certo i 2 metri al secondo come hanno scritto. Alla fine arrivai terza dopo due americane. Ho fatto una bella gara. Io non ho mai corso bene, ero sempre scomposta, ma quella volta no, mi sentivo bene. E poi si è visto il perché e il risultato".
Questo il ricordo e le sensazioni dal secolo scorso. Vittoria, invece a Rieti come è stata la tua gara di venerdì 7 giugno a Rieti?
"All’inizio non pensavo di fare quel tempo. Faceva caldo, 36 gradi e io non lo sopporto. Ho fatto la batteria molto tranquillamente (11.90) poi in semifinale mi ero messa in testa di correre forte per capire la mia reale condizione. Dopo la semifinale mi sono sentita bene, non pensavo però sarebbe uscito 11.58, avevo mollato quando mi sono vista davanti. Prima della finale ero molto in crisi, mi è venuto un crampo al polpaccio durante il riscaldamento. Mi ha calmata il mio allenatore, ho smesso il riscaldamento e quindi sono arrivata in finale un po’ fredda. E’ andata bene ma, sinceramente avrei voluto correrla come la semifinale. Il tempo è venuto fuori perché le condizioni erano migliori, era più fresco. Speravo meglio. So che quel tempo è da rifare, non voglio che resti l’unica volta".
Sonia, come andò poi quell’anno e il resto della tua carriera?
"In quel 1989 vinsi tutto, i 60 indoor e i 100 metri agli Assoluti. Io non mi risparmiavo mai, tutte le gare che c’erano io le facevo. A me piaceva correre e volevo correre. Non ho mai preparato tempi e campionati, ho sempre fatto atletica perché mi piaceva correre. Poi è iniziata la sfortuna e non ho quasi più corso. Nel ’90 mi ruppi l’astragalo del piede sinistro: ferma un anno. Poi, quando avevo appena ricominciato, nel febbraio del ’92 mi sono “schiantata” in macchina. Mi hanno tolto un po’ di organi (polmoni, milza, fegato, cistifellea). Mi dissero che non potevo più fare niente ma io sono riuscita a tornare in nazionale, volevo dare uno smacco ai medici. Ho corso un europeo inddor, ho perso al fotofinish un campionato italiano nei 100 metri, poi basta".
Vittoria, tu come sei arrivata a quel "quasi primato" e dove vuoi arrivare in questa stagione?
"Dall’anno scorso ho iniziato ad aumentare gli allenamenti e a diminuire l’attenzione su altre cose come gli amici e la scuola. Agli Europei vorrei centrare una finale, questo 11.44 mi ha messo in una posizione tale da fare bene. Spero vada bene anche con la staffetta che è molto forte. Dopo gli Europei ci saranno gli Assoluti che non ho mai fatto. Io preferisco fare più allenamenti che gare: queste mi consumano molto a livello mentale, gli allenamenti invece li faccio con più voglia. Ma adesso voglio farmi vedere anche con le atlete più grandi".
Sonia, che consigli ti senti di dare alla tua più giovane "sfidante"?
"Una gara internazionale non è come una normale gara in Italia o un allenamento. Può cambiare tutto da una batteria a una semifinale. Io nel 1989 arrivai 4° ai Campionati Europei junior. Tutte le migliori erano nella mia semifinale, quindi feci più fatica delle altre. Il vero consiglio è quello di fare atletica divertendoti, perché poi cambierà tutto passando da junior a senior. Non prendere niente come un lavoro, fatti piacere il semplice fatto di correre: il resto verrà da sé".
"Ringrazio Sonia per i consigli, per me è un onore conoscerla. Io ho passato molti sport, dall’equitazione alla scherma, fatti anche solo per un mese, ma non ho mai trovato quel che mi piacesse davvero. Ho iniziato a fare atletica perché la faceva (e la fa ancora) mio fratello, e lì ho trovato l’ambiente caloroso che faceva per me. La mia crescita è venuta dall’aver cambiato modo e frequenza degli allenamenti, dal gran lavoro di programmazione fatta su misura per me dal mio allenatore".
L'augurio finale spetta ovviamente a Sonia Vigati. "Auguro a Vittoria di fare il record italiano juniores, tanto i tempi sono fatti per essere battuti. E poi con il nome che ha, probabilmente sarà più fortunata di me. L’ultimo consiglio che le do è quello di curare la partenza dai blocchi: io in campo mondiale nei primi 30 metri mi prendevo delle belle soddisfazioni. Peccato non ci fossero gare su quella distanza".
Certamente nessuno augura a Vittoria di rivivere le delusioni patite dalla giovane Vigati. "Nell’anno del record ero piuttosto arrabbiata perché l’anno prima c’erano state le Olimpiadi di Seoul e la Federazione mi aveva lasciato a casa, dicendomi che ero giovane e che ne avevo di tempo davanti. Nel 1988 ero arrivata terza ai Campionati Italiani Assoluti a Milano, quell’anno correvo in 11.5. Avevo fatto anche le visite preolimpiche, ma aspettarono la fine delle gare degli Assoluti per dirmi che non mi avrebbero portato alle Olimpiadi con la staffetta 4x100, neanche da riserva. Allora c'era un gruppo di velociste "intoccabili" che non lasciava spazio alle giovani. Come riserve andarono la 6° e la 9° classificata". Non sempre i progetti a lungo termine funzionano.
In una carriera pur breve e tribolata, Sonia Vigati (nata a Camposampiero il 30 giugno del 1970) è stata campionessa italiana assoluta nei 100 metri nel 1989 e nei 60 indoor nel 1989 e 1990 (pb 7.35). Da junior ha partecipato ai Campionati Mondiali di Sudbury (Can) e agli Europei di Varazdin (4°). E’ stata azzurra in tre edizioni dei Campionati Europei Indoor (1989-90-94) nei 60 metri.
DAVI.VIGA.