Finisce in un tripudio di bandiere, di baci e abbracci, danze con il tricolore, saluti e ringraziamenti a questo e quello, di “L’avevamo detto…”. Tutto lecito, ci mancherebbe. Sette medaglie, sei nell’ultimo giorno di gare, non sono bruscolini, soprattutto se paragonate alle tre di due anni fa in quel di Zurigo. L’Italia di Gimbo e Libania festeggia una nazionale giovane e con tanti ragazzi di pelle scura che hanno portato nuova linfa in un’atletica che si stava perdendo e si reggeva sempre più su vecchi e logori campioni. E questa non è un’accusa, sia chiaro. Il tempo passa e logica vuole, anche se non piace, che gli acciacchi si facciano sentire. Qualcuno addirittura propone di portare a Rio solo giovani e giovanissimi: “Basta viaggi premi per i senatori”. Parole non nostre. Il nono posto nel medagliere, alle spalle dell’eterna rivale Francia (10) ha rivitalizzato tutto il settore ma non ha contribuito a guarire tutte le piaghe che da anni vengono denunciate da appassionati, dirigenti e tecnici.
Siamo sulla strada giusta? Potrebbe anche essere. Ma, si sa, non si può accontentare tutti. Qualche mugugno, giusto o no, resta sempre nell’aria. Per ora facciamo festa e godiamoci questi ragazzi. E non finisce qui. Fra una trentina di giorni si vola a Rio. Precisiamo, voleranno, perché l’estensore di questa rubrica e presumiamo anche i suoi quattro lettori quattro resteranno incollati al suolo. Rio, dunque. Sulle spiagge di Capocabana suonerà un’altra orchestra. Gli eroi di Amsterdam dovranno fare i conti con il resto del mondo. Atleti super, affamati di successi, dotati da madre natura di eccezionali potenzialità. E, si sa, il nostro sport è universalmente il più frequentato. Ad ogni latitudine. Chi ha primeggiato in Olanda, e non stiamo parlando solo degli azzurri, non avrà vita facile.
Buona estate!
Daniele Perboni per fidalmilano.it