Per chi questa mattina si fosse trovato a passare per la Sala Alessi di Palazzo Marino, a Milano, chiariamo subito una cosa: c’era la presentazione ufficiale dei prossimi Campionati italiani di atletica leggera, in programma all’Arena Civica “Gianni Brera” dal 26 al 28 luglio prossimi. Lo dico perché qualche lecito dubbio sarebbe potuto venire nel vedere tutta quella folla euforica e irrequieta, tesa e in attesa di qualcosa di speciale.
Inutile nasconderlo. Il ritorno in Italia, a Milano, di Marcello Fiasconaro proprio nel giorno del 40° anniversario del suo record del mondo negli 800 mt (ancora primato italiano), è stato proprio un bel colpo mediatico. La stampa da giorni ne parla e oggi lo si è constatato dal numero di flash, telecamere e giornalisti presenti in piazza della Scala e poi all’Arena (dove è continuata la celebrazione del suo glory day), tutti indaffarati per uno scatto, un’intervista, una dichiarazione. Beh sì, si è anche parlato dei prossimi Campionati italiani, lo hanno fatto il presidente Fidal Alfio Giomi e la presidente regionale Grazia Vanni, insieme agli assessori Chiara Bisconti e Antonio Rossi e al presidente del Coni Lombardia Pierluigi Marzorati. Un campionato ambizioso che vuol riportare in alto l’atletica, che si svolgerà di sera per richiamare più pubblico possibile, che rimetterà al centro gli atleti e le loro prestazioni.
Questa mattina, però, al centro di tutto c’è stato lui, “March” Marcello Fiasconaro, italiano del Sudafrica che a quarant’anni dalla sua impresa mondiale scritta sulla pista dell’Arena ancora affascina, conquista, con quell’aria da star sempre disponibile a uno scatto e a un autografo, splendido sessantaquattrenne che negli occhi ha ancora la lucidità e la brillantezza di una scapestrata gioventù di atleta guascone ma ligio al dovere. Tanti gli amici ed ex compagni che oggi sono venuti a riabbracciarlo, e giù risate, abbracci e saluti in un italiano al sapor d’inglese ma perfettamente comprensibile. Chi c’era? Tra i tanti abbiamo riconosciuto Marisa Masullo, Carlo Monti, Gianni Perricelli, Alberto Cova, Andrea Nuti, Franco Sar, Carlo Grippo, Gaetano Erba, Tiziano Gemelli, Letizia Bertoni e poi della sua Pro Patria c’erano Giuseppe Mastropasqua e Giorgio Rondelli. E chi c’era di quella sera di 40 anni fa, quando Fiasconaro spostò in là il limite degli 800 abbattendo il muro dell’1’44? In una trentina alzano la mano, non male. Il ricordo di quel record, dopo i ringraziamenti e gli attestati di stima fatti da Fiasconaro, viene dalle parole di Oscar Eleni, il giornalista della rosea che in quel 1973 lo seguì fino in Sudafrica per documentarne le tante attese gesta. Per lui, una botta in testa picchiata esultando in tribuna all’Arena dopo il record, e un addio alla Gazzetta dello Sport quando gli viene chiesto di attaccare Fiasconaro dopo la doppia falsa partenza in Coppa Europa. Una splendida dichiarazione d’amore.
In sala parte il video, sgranato e in bianco e nero, di quella cavalcata formidabile e l’applauso che parte dopo il traguardo non ha meno entusiasmo, meno passione di quello di quarant’anni fa. E capisci che un record ha il potere di fermare il tempo, imbarca tutte le emozioni che ha suscitato e te le riscarica addosso ogni volta che lo rivedi e lo rivivi. Il crono di Fiasconaro ha superato il concetto di tempo, arriva dal 1973 senza essere invecchiato di un secondo, è sempre vivo e si trasmette di generazione in generazione. Certo, il fatto che quello sia ancora il record nazionale degli 800 aiuta ulteriormente a sentirlo vivo. Ma ci sarà prima o poi un italiano che batterà quel record? «Io spero che qualcuno batte il mio record – ha detto Fiasconaro – così io torno in Italia e faccio nuovo record». Parola di Marcello “highlander” Fiasconaro.
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