Alzi la mano quanti hanno avuto la possibilità di visitare la personale di un fotografo in compagnia unicamente dell'artista che espone. E che gli fa da guida personale. Io. Grazie alla disponibilità dell'Amministrazione di Lentate sul Seveso e alla infinita cortesia di Giancarlo Colombo ho potuto godere della straordinaria compagnia di uno tra i più celebri e stimati fotografi sportivi del mondo, orgoglio della Brianza e del genio italico. Il contrappasso da pagare per questi favoritismi da giornalista? Provare a sintetizzare adeguatamente la “narrazione fotografica” di Colombo, un'autentica esperienza artistica che apre nuovi squarci emotivi. "Qui si parrà la tua nobilitate" ammoniva Virgilio.
Giancarlo è più puntuale di me all'appuntamento al Municipio di Lentate sul Seveso dove, in sala Mauri, è allestita la mostra "Olimpiadi/Londra 2012", inaugurata domenica 6 ottobre in sua assenza, visto che era impegnato a Jesolo ai Campionati Italiani Allievi di atletica. «Hai già visto la mostra?» «Ho visto le stampe ma non ho ancora visto l'allestimento» risponde. «Bene, allora spiegami come si visita una mostra fotografica». Giancarlo ha un modo ben preciso: «Faccio il giro della mostra quattro, cinque volte. Prima veloce, poi più lento finché non mi fermo e mi concentro sulla foto che più mi piace e cerco di vedere la creatività che c’è dentro». Qui a Lentate si ferma dopo solo un paio di giri (d'altra parte sono foto sue) e resta davanti all'immagine di Usain Bolt che taglia il traguardo a Londra sui 100 metri, dito davanti alla bocca a zittire il mondo. Bolt, l'extraterrestre che però lui riporta coi piedi per terra. «Bolt è un vero giamaicano, fuori dalle piste è lentissimo, ha un altro ritmo di vita, senza orario. Lo conosco bene, sono stato ospite una settimana da lui a Kingston cinque anni fa, prima di Pechino. Mai puntuale agli appuntamenti però mi ha portato di persona a visitare la valle dei rasta».
Un'amicizia in piena regola, ma come si diventa amici di Bolt? «Io ogni anno scelgo un atleta, lo contatto e passo una settimana con lui a far foto e a fare amicizia personalmente». E' una scommessa, un investimento al buio che Giancarlo fa. Tra le sue scommesse vincenti, oltre a Bolt, ci sono stati anche Rudisha e Kipsang. Vede lontano il nostro fotografo perché una bella foto inizia molto, molto prima del momento dello scatto. «E’ importante avere un dialogo con gli atleti, se tu ti comporti bene anche loro si comportano bene con te». Dialogare, conoscere: due verbi che sono complementari al semplice scattare. C’è tanto studio personale, a casa, prima di un evento sportivo: «Io mi preparo leggendo, guardando filmati. Oggi conta moltissimo la conoscenza dello sport che devi fotografare». E se l’atletica è piuttosto facile da capire (anche perché Giancarlo ne ha praticata tanta), altri sono più da studiare. Nel calcio bisogna sapere dove e come si muovono i calciatori, i loro vizi e vezzi in campo, nella scherma invece è fondamentale sapere se l’atleta tira di destro o è mancino, per evitare di avere scatti con il viso sempre coperti dal braccio.
«Bisogna essere preparati, devi conoscere quello che vai a fare, altrimenti sei solo uno scattino, uno dei tanti che fotografano i piccioni. Noi fotografi sportivi lavoriamo con gli attimi, attimi che non tornano più. Devi scattare con la testa e non con la macchina fotografica. Due, tre scatti non di più». Certo, poi c’è sempre l’imprevisto, il fattore “c” che può risolverti la soluzione. Come nel lontano luglio del 1984 quando a Valbondione (Bg) un elicottero precipitò in occasione dell’apertura delle cascate del Serio. Il giovane Colombo, allora ancora solo un appassionato di fotografia, era lì per una domenica fuoriporta e realizzò il suo primo servizio fotografico, venduto al quotidiano Il Giorno. O come ai Giochi di Atene 2004, lesto a farsi trovare pronto allo scatto quando il brasiliano Vanderlei De Lima, al comando della maratona, venne aggredito dallo squilibrato irlandese Neil Horan.
Partito dal calcio minore, Giancarlo ha fotografato tanti sport diversi, ma quali sono i suoi preferiti? «Su tutti l’atletica perché è uno sport di vita, contano solo le gambe che hai. Anche lo sci mi piace tantissimo. La scherma è bellissima, dà sensazioni strane, ma è praticata da quattro nazioni…». Ok, continuiamo a parlare di atletica. «Io correvo per la Snia, sono stato anche alla Libertas Udine: mi allenavo con Venanzio Ortis». Il nostro fotografo, prima che in giro per il mondo, macinava chilometri sull’asfalto: «Ho fatto due volte il Passatore e una volta la 100 km della Brianza».
Smesse le ambizioni agonistiche, l’atletica ha continuato a viverla dietro un obiettivo. «Tra i tanti campioni che hai conosciuto e fotografato, chi ti ha dato qualcosa in più?» «Tra gli stranieri sicuramente Usain Bolt, nessuno mi ha dato sensazioni come lui» risponde sicuro Giancarlo «Tra gli italiani Stefano Baldini» risponde con qualche esitazione, visibilmente emozionato «Lo conosco fin da ragazzino, lui è l’atletica italiana, la storia. Pensa che dopo il traguardo di Atene ha abbracciato prima Gigliotti (Luciano, l’allenatore), poi Gola (Gianni, l’allora presidente federale) e me per terzo». Un rapporto speciale che però non ha fatto venir meno il suo essere fotografo «Dopo l’abbraccio ho però subito mandato via Stefano perché doveva farsi fotografare: aveva vinto un’olimpiade! Ecco, lì ho ragionato da professionista». Così forse deve essere il vero fotografo sportivo: capace di farsi coinvolgere e conquistare dall’evento ma allo stesso tempo capace di mantenere sempre una certa distanza da quel che accade, lucido per esser pronto scattare. In tutti i sensi.
Le immagini dell'articolo (a eccezione della prima) sono state scattate in occasione dell'inaugurazione ufficiale della mostra, domenica 6 ottobre 2013. All'evento hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Lentate sul Seveso Rosella Rivolta, l'assessore alla Cultura Carmen Salvioni e l'assessore ai Servizi Sociali Laura Venturini; la presidente del Comitato Fidal Milano Sabrina Fraccaroli e l'olimpionico di decathlon Franco Sar; la moglie e la figlia di Giancarlo Colombo, la signora Enza e Chiara.