Il linguaggio asettico del più freddo burocratese può talvolta scaldare i cuori, quando lo si sa leggere. E' di ieri martedì 8 settembre il comunicato apparso sul sito del Coni che recita testualmente: "La Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping ha respinto l’appello dell’Ufficio di Procura Antidoping l’11 luglio 2015 contro la decisione della Prima Sezione del TNA nei confronti di Michele Didoni (non tesserato) confermandone l’assoluzione perché il fatto non sussiste".
Vogliamo tradurre? Michele Didoni NON è colpevole di mancata collaborazione con la Procura Antidoping in merito al caso Alex Schwazer. Il fatto non sussiste. Aveva ragione l'ex campione del mondo: non aveva nulla da dire all'antidoping nazionale. Altro che deferimento e richiesta di squalifica (3 mesi), come chiedeva il Tribunale lo scorso novembre: assoluzione con formula piena da parte della giustizia sportiva.
Ricordiamo che lo scorso 4 luglio la posizione di Didoni era stata "archiviata" anche dalla Procura di Bolzano, che segue il caso Schwazer dal punto di vista penale. Fuori dai tribunali di ogni ordine e grado, Michele Didoni (che è stato assistito nella sua battaglia legale dagli avvocati Nerio Diodà e Massimiliano Diodà) torna a essere un vero uomo libero, libero anche di parlare.
Le prime parole sono state rilasciate all'agenzia di stampa AGI e sono misurate, come sempre: «Per tre lunghi anni sono stato costretto ad abbandonare la mia passione. Adesso finalmente tutto è finito. Dopo quello che era accaduto mi sono autoescluso dall’ambiente, non ho sentito più nessuno per tutela mia e degli altri - ha spiegato - Sono uscito con tanto dispiacere dal Centro Sportivo dei Carabinieri di Bologna, la mia passione si era interrotta. Ribadisco che io non sapevo nulla del doping di Schwazer al quale va bene concedere una seconda chance anche se mi dispiace come viene intrapreso il percorso di rientro. A me piacerebbe sicuramente rientrare con progetti dedicati ai giovani. Se ho rivisto Schwazer da quel giorno? No, l’avevo risentito nella primavera 2013, gli avevo chiesto di vederci, poi tutto è saltato perchè sono iniziate le perquisizioni. Alex ha fatto un grave errore ma una seconda chanche non si nega a nessuno, ha preso in giro tante persone ma una partecipazione alle Olimpiadi di Rio sarebbe una rivincita personale. Mi dispiace solo per come viene intrapreso il percorso per ritornare. C’è una carta etica della federazione italiana di atletica leggera che mi dispiacerebbe non abbia effetto retroattivo, sarebbe un insulto al bene dell’atletica leggera. Se si crede nella parola etica l’effetto dovrebbe essere sempre retroattivo…».
Bello sentire che Didoni rientrerebbe nel suo mondo sportivo con progetti dedicati ai giovani. Ricordiamo che il campione ha mosso i suoi primi passi da allenatore anche collaborando con i corsi di avviamento all'atletica organizzati da Fidal Milano. Chiuso un ciclo se ne può aprire un altro.
(nella foto in alto, Michele Didoni - a dx - con Pietro Pastorini alla festa per il ventennale della vittoria mondiale di Goteborg)
DAVI.VIGA.