UNA CITTA' E LA SUA PISTA DI ATLETICA: IL RISCATTO SOCIALE DI CASAL DI PRINCIPE

casaldiprincipe-stadio2Mentre il calendario agonistico impazza per star dietro al circo delle gare su strada, dalle maratone alle tapasciate elaborate da competitive, noi torniamo a occuparci di pista. Niente risultati né cronache però, solo una storia, una di quelle che ti riconcilia con il tuo sport preferito. Andiamo un po’ fuori zona Milano, fino a Caserta, o meglio a Casal di Principe. Un nome una garanzia, si potrebbe ironizzare. La città infatti è pressoché assimilata alla parola “camorra”, e purtroppo la cronaca spesso lo conferma. Spesso ma non sempre, perché per tutti e tutto arriva il momento di rialzare la testa. A Casal di Principe la riscossa civile della gente per bene passa anche da uno stadio e dalla sua pista di atletica.

A raccontare questa storia di riscatto e speranza è stato Antonio Maria Mira, inviato di Avvenire, sul numero di domenica 26 ottobre. «Oggi si riapre l’impianto dopo anni di abbandono e degrado, nel paese dominato per decenni dal clan dei “casalesi”» scrive il giornalista. Lo stadio cittadino, costruito negli anni ’90, era il giocattolo sportivo del clan che dominava la citta, dove vi giocava una squadra di calcio, l’Albanova, che dal nulla arrivò a giocarsi lo spareggio per la serie C. I modi extra sportivi li lasciamo facilmente immaginare. Con il declino del clan e parallelamente della squadra di calcio, a partire dal 1998, anche lo stadio e la pista caddero in disuso. Non per questo vennero però abbandonate, anzi divennero il centro di una vivace attività amatoriale di corsa che coinvolgeva centinaia di cittadini. La struttura però venne definitivamente dichiarata inagibile nel 2012.

«E così il degrado non si ferma più, l’erba diventa una foresta, mentre tutto viene vandalizzato, col furto di tutti i metalli, dai rubinetti dei bagni agli infissi e ai fili elettrici. Ai cittadini per correre restano così solo le strade fino alla decisione di Renato Natale e della sua giunta di partire proprio da lì per la rinascita della città, proprio da quello stadio “giocattolo” del clan». C’era una pista moribonda da rianimare: i soldi mancano ma i cittadini volenterosi no. Ecco allora che tanti, sindaco Natale in testa (nella foto in alto), si rimboccano le maniche e ciascuno fa la sua parte. Via le erbacce, risistemati gli impianti, rattoppata la pista, anche alcuni imprenditori si sono offerti di fare la loro parte fornendo vernici, cemento e i materiali plastici necessari per la pista. Una lunga catena di mani che ha permesso di risollevare uno stadio.

«"Come comune non abbiamo speso nulla, lavori a costo zero che ci sarebbero costati almeno 25mila euro”, spiega ancora l’assessore Coronella (Ludovico, assessore allo Sport, ndr). Così è tornata agibile la pista, il prato è tornato tale e i bagni funzionano. E oggi si torna a correre o anche solo a incontrarsi tra famiglie». Mentre in tutta Italia, anche dalle parti della nostra Milano, tante società sono in difficoltà con lo stata di salute della loro pista, un bell’esempio di rinascita ci arriva da quella parte d’Italia additata troppo spesso come il modello da non imitare. Una lezione per tutti.

fonte: http://www.avvenire.it/Sport/Pagine/gomorra-sfrattatta-atletica.aspx