AMSTERDAM, EUROPEI 2016: LA 4° GIORNATA SECONDO DANIELE PERBONI. NUOVI POPOLI E NUOVE MEDAGLIE

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E così anche la quarta giornata di questi Campionati europei è passata senza che nel carniere azzurro finisse una “preda” di valore.Solo qualche finalista e l’approdo delle staffette fra i migliori quartetti del vecchio continente (la 4x100 nella foto Fidal\Colombo). Non certo un bottino esaltante. Certo, tutto potrebbe cambiare in mattinata. Uno stravolgimento tale da far gridare al miracolo. Quattro staffette, Tamberi e maratoneti potrebbero regalaci gli ultimi scampoli di felicità messi in palio in quel di Amsterdam.

Sino ad ora, però, dobbiamo accontentarci del bottino prezioso incamerato dalla signora Libania Grenot che, finalmente, sembra aver sfoderato quella grinta che spesso e volentieri aveva palesato ma solo verbalmente. La mutazione avvenuta nei lunghi allenamenti invernali al caldo della Florida ci sta e le sta regalando enormi soddisfazioni. Il movimento atletica Italia, purtroppo, non può vivere solo di questo. Occorre altra linfa per renderlo vitale e appetibile agli occhi del grande pubblico e degli irriducibili aficionados che continuano imperterriti a seguire le prodezze dei vari atleti. La piccola Italia sembra diventata ancora più misera se confrontata con le altre “potenze” continentali. Addirittura scompare se paragonata agli altri protagonisti mondiali. Il discorso è sempre uguale da una ventina d’anni: questo è uno sport universale che raccoglie proseliti e praticanti in ogni angolo del globo. Finanche, tanto per fare un esempio banale, in Papua Nuova Guinea o nel Principato di Seborrea.

Insomma, quel che intendiamo sostenere è che non basta una medaglia per far grande o sana una nazione. Sempre atleticamente parlando si intende. Come abbiamo già avuto modo di sostenere l’italiota del secondo decennio del nuovo Millennio sta sopravvivendo grazie anche all’innesto di nuove forze e linfa fresca proveniente dalle nazioni più povere. Finalmente anche il Bel Paese sta usufruendo dei vantaggi dati dal fenomeno dell’immigrazione. Non per nulla circa il 25 per cento degli azzurri non è italiano di nascita. Nulla di male. Ragazzi è il fenomeno di questi tumultuosi anni. Fermare questo “mescolamento” di culture non è possibile. Anzi, è auspicabile continuare su questa strada. Il fenomeno delle migrazioni è un movimento inarrestabile. D'altronde i numeri sono dalla loro parte. Se l’Europa sforna sempre meno figli (e l’Italia è la meno prolifica di tutte…) i paesi del terzo e quarto mondo hanno il ventre gravido di nuove e nuovissime generazioni, pronte a subentrare a quelle che le precedono. E dove credete che guardino? Si tratta di un movimento ciclico. La storia ce lo insegna. Anche l’impero romano e quello cinese furono travolti da altri popoli…

Insomma, lo avrete capito, occorre coltivare questo campo e renderlo sempre più fertile. Nello stesso momento, però, occorre mutare anche l’approccio, a queste nuove generazioni. Cambiare si deve e si può. Non abbiamo la soluzione sotto mano ma si può sempre far tesoro e imparare da altri che già hanno intrapreso questo cammino.

Nel frattempo accontentiamoci di quanto passa il convento e speriamo alla fine di poter festeggiare e sorridere grazie a un medagliere che conti più di un alloro, senza dimenticare quanto continuava a ripeterci un vecchio insegnante: chi vive sperando muore a Montecatini. E da quelle parti si somministra acqua sulfurea con ben specifiche capacità. Meditate gente, meditate.

Daniele Perboni per fidalmilano.it