BUON 2015, E CHE SIA PIU' DI ATLETICA CHE DI DOPING

buon annoCosa mai vorremmo augurarci per l’anno che sta arrivando? Sempre più atletica, mi pare ovvio. Meno doping però. Sì, perché mai come in questo 2014 il nostro sport è stato associato così tante volte alla parola doping. Purtroppo ce lo dobbiamo mandare giù, perché i fatti (almeno quelli fin qui emersi) non lasciano molto scampo. L’inchiesta sul marciatore trentino, che proprio nel suo periodo milanese ha dato il peggio di sé, ha scoperchiato (esagerato sì, diciamo lasciato intravedere) un ginepraio di intrecci tra l’illecito e il superficiale che offende il nostro sport e chi lo pratica onestamente tutti i santi giorni in pista. La stampa ci si è buttata a pesce, l’atletica è tornata a occupare le pagine dei giornali e noi ne avremmo fatto volentieri a meno.

E allora l’augurio è che sia più sport e meno doping, davvero per tutti. Perché a guardarsi in giro, tira un’aria di sofisticazione e adulterazione da far passare la voglia di muoversi. Le maratone autunnali hanno offerto un gran bello spettacolo di dopati da fuori classifica, con rincalzi che si fanno di roba come se non ci fosse un domani. Non è solo un’impressione, perché l’ultimo rapporto curato dal Ministero della Salute sul doping nello sport amatoriale ha registrato un 4,4% di positività nei primi sei mesi dell’anno. L’anno scorso il dato era fermo a 2,8%. 37 casi spalmati su tutti gli sport nazionali, con un occhio di riguardo riservato dai controllori a ciclismo, nuoto e atletica.

Al di là del doping in sé, il rapporto registra un’alta percentuale nell’assunzione di integratori (59%) e di aminoacidi (15%), quest’ultimi in forte crescita. Sembra proprio che ormai lo sport si faccia in farmacia. L’allarme lo lancia, addirittura, la montagna. A sollevare la questione è stato Luigi Festi, direttore del Master di Medicina di Montagna dell’Università dell’Insubria. Nel corso dell’ultimo International Mountain Summit di Bressanone è emerso come nello zaino degli scalatori stiano aumentando i farmaci, utilizzati soprattutto per ridurre i tempi di adattamento all’alta quota. Problemi per la salute poi? Certamente. Le motivazioni? Sempre le stesse: fama, conquista degli sponsor, benessere economico.

Ci sono poi gli alberghi, in Slovenja ma non solo, che sono delle grandi tende ipossiche dove si vive come se si fosse in altura, e la cilindrata del sangue si impenna. In Italia non si può, ma siamo gli unici a sostenerlo.

Sta arrivando anche il tessuto per fare meno fatica. Il filato (Nilit Innergy) è prodotto da una multinazionale israeliana, il tessuto è made in Italy. Secondo i test realizzati la nuova maglia della salute ritarda la soglia anaerobica e riduce la produzione di acido lattico. Sarà doping tecnico? Vedremo.

Intanto si vedono in vendita congegni elettronici per manager e maniaci del lavoro. Tramite la stimolazione transcranica aumentano la velocità di apprendimento e di esecuzione dei compiti. E’ arrivato anche il doping cognitivo.

C’è luce in fondo al tunnel? Al momento non si vede. Chi però ne è convinto è Mario Macalli, vicepresidente della Federazione di Calcio. «Rispetto a tante discipline i casi di doping nel vituperato mondo del calcio sono stati pochissimi. Questo perché abbiamo sempre promosso e fatto controlli a iosa», ha dichiarato in occasione del progetto “Campioni senza trucco” promosso dalla Figc. C’è da crederci? Aspettando i prossimi dati sull’antidoping 2014, e visto il clima natalizio di questi giorni di festa, nulla vieta di credere alle favole. Prima di essere risvegliati dalla dura realtà.

davi.viga.