MONZA, NIKE E IL MURO DELLE 2 ORE IN MARATONA: SCARPE FUORILEGGE?

Monza nike mezza testSarà Monza la città della svolta nella storia dell’atletica? Potrebbe essere così, visto che il fantascientifico tentativo di abbattere il muro delle 2 ore in maratona si terrà proprio nell’autodromo del Gran Premio d’Italia. Data e ora ancora top secret, molto dipenderà dalla preparazione atletica e dalle condizioni meteo. Per adesso, martedì 7 marzo abbiamo già assistito (senza molto preavviso) a un assaggio con il test sulla mezza maratona.

Svelate le sue carte la Nike, organizzatrice del “Breaking 2 Project”, ha già iniziato a far discutere non solo i puristi della corsa, ma anche le norme e i regolamenti. Sì, perché abbassare di colpo il primato mondiale di 2 minuti e 57 secondi non è cosa che si può fare solo con l’allenamento, ci vuole la tecnologia adatta. Questa si chiama Zoom Vaporfly Elite, la scarpa dei miracoli, i cui prodigi sono stati raccontati addirittura sulla prima pagina del New York Times di lunedì 13 a firma di Jeré Longman.

Il giornalista riprende l’analisi effettuata dal medico sudafricano Ross Tucker, esperto di fisiologia del movimento. La Zoom Vaporfly è la scarpa che ha vinto l’oro e il bronzo alla maratona olimpica di Rio, la versione Elite è una “customizzazione”, una personalizzazione della scarpa adattata agli atleti che tenteranno l’assalto al record.

Questa scarpa dal peso contenutissimo, 184 grammi (6,5 once), presenta una intersuola particolarmente rigida in grado di restituire il 13% di energia in più di una tradizionale scarpa da corsa. Non solo. Nell’intersuola è inserita una lamina in fibra di carbonio curvata a forma di cucchiaio, studiata per ridurre la quantità di ossigeno necessaria per correre a ritmi elevati. Qui il risparmio è nell’ordine del 4%. Secondo il dottor Tucker, tutto questo equivale a correre come se si fosse in discesa, con una pendenza dell’1 – 1,5%. E’ lecito tutto ciò? Secondo il medico no, perché la scarpa avrebbe un effetto molla (dato proprio dalla forma della lamina), vietato dalla Federazione Internazionale. Le sensazioni degli atleti che le indossano lo confermerebbero: dopo la gara evidenziano un minor affaticamento muscolare alle gambe.

Siamo di fronte a un nuovo caso “super costumi”, come avvenne nel nuoto alle Olimpiadi di Pechino? Forse sì. Purtroppo la Federazione non viene molto in aiuto perché, benché in costante contatto con i tecnici della Nike, sono i regolamenti a non bastare. L’articolo 143 recita che “le scarpe devono essere costruite in maniera tale da non dare un illecito vantaggio (unfair advantage)”, però non quantifica questo vantaggio. Questione spinosa. Sembra di tornare ai tempi delle protesi di Oscar Pistorius, che con le sue particolari lame aveva un beneficio grazie alla loro forma, capace di comportarsi come una molla senza però esserlo.

La nuova lamina delle Vaporfly non è però così nuova, visto che già si trova, per esempio, nelle scarpe con cui Bekele ha vinto l’ultima Maratona di Berlino in 2:03.30. Il futuro è quindi già presente, potrebbe succedere qualcosa di simile a quando il tennis passò dalle racchette di legno a quelle in metallo. Chi guarda con fiducia al futuro è l’olandese Jos Hermens, manager di Kipchoge e Bekele. Per lui non è possibile restare al medioevo, la tecnologia avanza e si porta dietro le sue rivoluzioni come già successo con le piste in gomma e le aste in fibra di vetro.

Comunque la si veda, siamo alla soglia di un cambiamento epocale, quello del doping tecnologico. Arriveranno prima i regolamenti o gli atleti sotto le 2 ore? Il traguardo è posto a Monza, speriamo di poterne essere spettatori. 

DAVI.VIGA.